«Abbiamo perso il rapporto originario con il mondo che ci circonda. Storicamente gli antenati degli amerindi creavano i sistemi alimentari pianificandoli per 7 generazioni a venire, insegnando ad ogni generazione che era sua responsabilità assicurare la sopravvivenza della settima. Per far questo, cacciavano e raccoglievano unicamente quello di cui avevano bisogno, economizzando le risorse come il legname e l’acqua e proteggendo la biodiversità degli alimenti. Ma quando gli amerindi furono costretti ad assimilarsi, l’accesso storico a queste conoscenze nutrizionali andò perduto». (Martin Reinhardt, articolo originale: greenreport.it )
Non pretendo 7 generazioni, ma già
programmare pensando ai nostri figli sarebbe già una conquista! Ricordo un detto “La vite si pianta per se, l’olivo per i figli e il castagno per i nipoti”, racchiude una visione almeno a tre generazioni.
Da alcuni anni non riesco più a sentire il nostro territorio e la nostra cultura ‘diverso’ da quello degli amerindiani. Tempo fa durante una accesa riunione con alcuni Lonko Mapuche, ho parlato della nostra cultura ancestrale che si sta’ perdendo. In quel momento era un argomento che volevo utilizzare per avvicinare due culture differenti e spostare la discussione da ‘voi europei e noi indigeni’, verso problematiche e strategie.
Poi però questo discorso ha fatto breccia anche in me, e piano piano mi sono accorto che anche la nostra è una cultura in pericolo. Sto parlando dei saperi tradizionali e locali, conoscenze che stanno scomparendo, sommerse da una cultura ‘scientifico’ che purtroppo spesso ha la memoria corta. Per chiarire, i saperi tradizionali sono conoscenze accumulate in anni di esperienza e tramandate, mentre i saperi locali sono tutti i saperi dell’oggi generati dall’operare e vivere in un area, o anche semplicemente in un piccolo appezzamento di terreno. Saperi che potrebbero esser di grande aiuto per gestire il territorio efficacemente e con minor dispendio di energia. Saperi indispensabili se vogliamo pensare tenendo in mente qualche generazione nel futuro e non solo la pancia piena di domani.
Questo articolo su greenreport.it propone una riflessione su come l’uso di alimenti tradizionali possa essere utile per la salute, e nel post “Specie commestibili dimenticate e sottoutilizzate: una risorsa vitale per l’adattamento al cambio climatico” parlo di quanto siano importanti queste specie per l’adattamento. Da qualunque parte la guardiamo appaiono grandi vantaggi… Purtroppo non ce ne sono per le holding delle sementi, che anzi a volte vedono queste iniziative come un pericolo per i loro guadagni e le ostacolano.
qui parlo di