Uno dei pilastri della cooperazione allo sviluppo e dello sviluppo sostenibile dovrebbe essere costituito dalla tecnologia appropriata. Appropriata significa che è commisurata al problema che deve risolvere, mentre la cultura ipertecnologica tende a risolvere problemi semplici con tecnologie complesse, che spesso comportano elevati costi e quantità di energia enormi.
Penso che la tecnologia appropriata sia la base per una gestione sostenibile dell’ambiente e del territorio. Ma non significa necessariamente tecnologia primitiva o rudimentale. Ad esempio CIDIS a Camiri (Bolivia) sta realizzando una rete di distribuzione di internet Wi-Fi in aree rurali con tecnologia appropriata utilizzando prodotti prosumer.
Con tecnologia appropriata possiamo indicare una tecnologia che sia appropriata all’obiettivo che si vuole raggiungere, che venga realizzato con il minimo dispendio di energia e risorse, che possa essere gestita in modo il più possibile indipendente e localmetne e sopratutto che non crei più problemi di quanti ne risolve. Inutile portare un trattore dove non c’è benzina, ma inutile è anche attivare un condizionatore quando è possibile controllare la temperatura di un ambiente con la circolazione dell’aria.
TEMHA (Taller de Estudios para la Mejora del Habitat) è un costituita da un gruppo di professionisti sensibili ai problemi legati alla sostenibilità dell’ambiente e i diritti umani. La sfida dei Temha è essere una impresa a scala umana, una impresa come “autentica organizzazione umana, dove consideriamo la responsabilità come una dimensione costituente della libertà”. L’obiettivo dell’impresa in questo caso non è più il ‘profitto’ ad ogni costo, ma la responsabilità sociale.
D iseguito alcune tecnologie sviluppate da TEMHA
(Nota: ai link corrispondono delle schede di documento in spagnolo).
Irrigazione a essudazione
Costituita da vasi di terracotta interrati attorno ai quali vengono disposte le piantine di vegetali. TEMHA realizza corsi di formazione per l’autocostruzione.
Frigo a evaporazione
Costituito da un doppio recipiente di terracotta, L’intercapedine è riempita di sabbia. Per mantenere fresco l’interno è sufficiente riepire d’acqua l’intercapedine una due volte al giorno e l’evaporazione verso l’esterno che ha una porosità superiore al recipiente interno assicura una refrigerazione.
Si trovano evidenze dell’uso della refrigerazione a evaporazione nell’antico Egitto sin dal 2500 AC. O in india sin dal 3000 AC.
Non occorre andare molto lontano, ricordo che quando con i miei genitori andavamo in campeggio utilizzavamo una buca nel terreno e un telo che doveva sempre rimanere umido pre tenere in fresco il vino e il burro.